Quando si vive in un condominio si possono percepire rumori che superano il limite di tollerabilità: solo in alcuni casi si può denunciare.
Avere vicini rumorosi non è di certo la cosa migliore del mondo. La vita in un condominio o nei centri cittadini, in tal senso può essere un vero e proprio strazio, specialmente se si considerano fastidi e disagi. Schiamazzi, musica ad alto volume, ma anche calci su pavimenti e lavori di ristrutturazione potrebbero turbare quella che è la quiete quotidiana. Agire contro chi è responsabile contro tutto ciò inoltre non è sempre possibile, visto che la legge italiana ha definito solamente alcuni di questi rumori come intollerabili.
Questi rumori infatti devono essere percepiti direttamente dai sensi umani o misurati tramite strumenti specifici. La definizione di intollerabilità non si basa solamente su norme tecniche, ma viene anche valutata caso per caso dal giudice, andando a valutare nello specifico ogni tipo di caso. Ad oggi infatti non esistono dei limiti assoluti per stabilire questo tipo di rumori. Ad ogni modo, è necessario che questi rumori non superino i 5 decibel il livello di fondo dalle 6 del mattino alle 10 di sera ed i 3 decibel durante le ore notturne.
Rumori condominio, in quali casi si può denunciare: cosa dice la legge
Quando si tratta di stabilire se un determinato rumore costituisca disturbo alla quiete pubblica, non è tanto l’intensità del suono a essere determinante. Piuttosto conta il numero di persone che ne vengono disturbate. La Corte di Cassazione ha interpretato in modo restrittivo l’articolo 659 del Codice Penale. Questo tratta il reato di “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone“. All’interno si sostiene che il rumore deve essere udibile potenzialmente da un numero indeterminato di persone per configurare il reato.
Quindi non è necessario che molte persone si lamentino. Di conseguenza, è sufficiente che il rumore possa essere udito da un vasto numero di individui, indipendentemente dal fatto che siano vicini al disturbo o meno. Se il rumore prodotto da un cane che abbaia disturbasse solo i residenti sopra e sotto l’appartamento in questione, non verrebbe considerato un reato. Mentre invece se il rumore è udito da gran parte del quartiere allora potrebbe configurarsi un reato. Quello che conta è la reale diffusione dei rumori fastidiosi.
Il reato di disturbo della quiete pubblica può essere perseguito solo su querela di parte, il che significa che è necessario che almeno una persona presenti un reclamo formale. Tuttavia le autorità non possono intervenire autonomamente, a meno che non venga presentata una querela. Per dimostrare il disturbo alla quiete pubblica, le autorità possono fare affidamento sulle prove testimoniali dei residenti. Allo stesso tempo potranno utilizzare anche le testimonianze delle forze dell’ordine che hanno ascoltato il rumore.
Anche se questo reato è commesso da un minorenne questo potrà essere incriminato, con i genitori che sono responsabili per il risarcimento danni. Se il rumore non raggiunge un gran numero di persone e non supera la soglia della tollerabilità, potrebbe configurarsi un illecito civile anziché un reato penale. In tal caso, la vittima può chiedere il risarcimento dei danni attraverso una causa ordinaria. Per farlo dovrà fornire delle prove di disturbo e dimostrare che i rumori superino la normale tollerabilità. Di solito i giudici considerano intollerabile un rumore che superi di 3,5 decibel il rumore di fondo.